domenica 3 maggio 2009

Franklin, film psicologico e visionario

Se dovessi descrivere Franklin con due aggettivi direi senza dubbio "visionario" e "insolito": nel primo caso somiglia molto ad un sogno parallelo, dove la vita di qualcuno diventa motivo per intrecci e storie a catena. Nel secondo caso si capisce fin da subito che non si tratta di un film come tanti altri : le immagini e le scene iniziali danno l'idea di qualcosa di inconsueto, enigmatico e sfuggente, qualcosa di non chiaro o definito che allontana ogni minima parvenza classica. E anche se sembra tutto cosi lento e pacato, la vicenda non conosce sosta e si snoda lungo un percorso che si arricchisce sempre di nuovi dettagli Si tratta infatti di una storia che si comprende solo andando avanti, con un occhio a quello che è già successo dietro: i personaggi hanno tutti una loro identità e un obiettivo ben preciso e sono alla ricerca di un qualcosa che se rapportato sè stessi acquista un valore nascosto e prezioso. Il padre che cerca il figlio dà l'idea della ricerca di un qualcosa dimenticata per strada, mai goduta e rimpianta. La donna con istinti suicidi riflette l'immagine della figura "tormentata", stanca della vita e dei suoi inganni. Il ragazzo che vede la "donna della sua vita", invece, rappresenta la voglia di evadere e sognare a occhi aperti e magari di trovare una persona "immaginaria" che ci corrisponda appieno, senza esprimere giudizi.. E poi c'è il guerriero della notte, colui che immagina un Mondo parallelo, vicino al nostro, e dimenticato da tutti, persino da Dio. Un posto chiamato "città di mezzo" dove ognuno ha bisogno di credere in qualcosa, perchè è quello a rappresentare il principale segno di riconoscimento. Un"Mondo" popolato da umani devoti alle fedi più inconsuete, dove tutto scorre veloce e antico. E in questo inno "alla religione e alle sue espressioni inusuali, l'uomo senza volto è l'unico a non avere fede: l'unico obiettivo prefissato è di salvare una bambina e stanare il capo di una setta, chiamato "individuo" ed è disposto a tutto pur di raggiungere il suo intento. Quello che accade dopo è il giusto seguito a quanto descritto finora: per uno strano gioco del destino le storie dei 4 protagonisti troveranno un epilogo insolito e inaspettato, pieno di significati profondi sulla vita. Tutto quello che era rimasto inespresso nella prima parte del film, riuscirà a trovare una sua forma di espressione finale. Sarà un proiettile a cambiare le sorti dei giochi, un oggetto piccolo, quasi insignificante, cosi infimo e subdolo nel suo modo di agire, da insinuarsi nella vita delle persone e sconvolgerne le sorti in maniera indelebile. E dove non c'è spazio per i sogni onirici è li che subentra la realtà dei fatti, con la sua dose di oggettiva certezza.

6 commenti:

  1. sisisi giustissimoo...ma nn ho capito il ruolo del padre,cioè alla fine a cosa arriva?? un altro film simile è la sedia del diavolo...!!! vedete...

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  2. sinceramente??...non c ho capito nulla...solo alla fine i personaggi si incontrano e si capisce forse qualcosa...ero ansiosa di vedere questo film ma sinceramente odio nn capirci quasi nulla XD...va beh...ora ke ho letto sopra è piu chiaro!!

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  3. lui sam riley...è il problema mi ricorda ian curtis.....giustamente era perfetto per control.....ed è bellissimo....ma se penso a ian mio pupillo da smpre vado in depressione....e poi il film mi rimanda troppo a cose già degustate....tim burton,miller....

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  4. Un capolavoro mancato. Il film è bellissimo esteticamente e c'è del succo nella sceneggiatura.
    Il suod difetto sta però nel creare un'aspettativa che mai esaudisce: arrivare a capire il meccanismo del gioco alla fine.
    Questo in parte accade, ma ci sono dei tasselli che confondo tutto (tipo il custo dell'ospedale, o certe reazioni dei personaggi nel finale).
    Per concludere, è "freddo" e non suscita particolari emozioni nello spetattore.
    Ripeto: un capolavoro mancato...

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  5. Dopo aver visto il film in due (maschio di anni 25 e femmina di anni 23) ed esserci confrontati, abbiamo colto la parvenza di un'incognita profonda dell'animo umano trapelante daile storie nella storia presentataci, grazie alla quale possiamo identificarci nelle realtà fittizie di cui ogni giorno siamo architetti e muratori, le stesse realtà che ognuno si crea per sè stesso per poter sopravvivere in un mondo di falsità che siamo costretti ad accettare per reali, ma che in realtà ci condannano in una prigione (senza mura) di menzogne.

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  6. consigliatemi un libro simile a questo film cioè non simile ma tipo intrigante visionario enigmatico con molte riflessioni...

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